L’esposizione non graduata (Flooding)
Il flooding (immersione) consiste nel sottoporre il paziente direttamente agli stimoli per lui maggiormente ansiogeni per un periodo di tempo prolungato e senza possibilità di evitamento.
L’idea alla base di questo metodo è che il Sistema Nervoso Simpatico non può stare iperattivato a lungo e che alla fine il corpo deve tornare in equilibrio.
Il tempo di esposizione è particolarmente importante poiché se l’immersione è troppo breve si produce un effetto di “sensibilizzazione” allo stimolo, con relativo aumento dell’ansia.
Nel caso di esposizione in immaginazione, il paziente visualizza scene che contengono lo stimolo fobico collocate tra quelle più ansiogene nella scala gerarchica. L’esposizione è mantenuta finché l’ansia non inizia a decrescere. Dopo ripetute e prolungate esposizioni il paziente di solito è capace di visualizzare, senza esperire ansia, diverse situazioni che contengono lo stimolo fobico.
L’esposizione in realtà virtuale (VR)
In certi casi, come quello della paura di volare (aerofobia), le esposizioni dal vivo possono risultare difficili. Per superare queste limitazioni, negli ultimi anni è emerso un nuovo approccio per la cura delle fobie che prevede l’impiego della realtà virtuale (RV).
Attraverso il visore della realtà virtuale si crea uno scenario adatto e si espone gradualmente il paziente alle situazioni che sono fonti di ansia, per esempio la cabina di un aereo. In modo graduale, il terapeuta modifica le impostazioni dello scenario in modo da creare situazioni d’ansia leggermente crescenti (per esempio modificando l’intensità delle turbolenze nello scenario di volo).
Ad ogni passo, il terapeuta può vedere e sentire ciò che succede nel mondo virtuale. Se il livello di ansia diventa travolgente, si può tornare a un livello meno stressante del trattamento o semplicemente interrompere l’esposizione.
L'esposizione enterocettiva
L’interocezione è l’insieme delle sensazioni fisiche che provengono dal corpo, quali il respiro, il senso di fame e sazietà, ma anche la percezione del dolore e delle emozioni.
L’esposizione enterocettiva è una particolare tecnica che viene impiegata soprattutto per il trattamento degli attacchi di panico. Essa consiste nel ricreare in condizioni controllate i sintomi fisiologici che solitamente vengono esperiti durante un attacco di panico.
L’obiettivo è principalmente quello di dimostrare alla persona che le sensazioni fisiologiche sperimentate durante la crisi di panico, per quanto fastidiose, non sono pericolose. A tale scopo, si inizia con lo stabilire una gerarchia delle sensazioni interne temute dal paziente (ad es. vertigini o tachicardia) per poi ideare esercizi fisici in grado di indurle, come corsa sul posto, salire e scendere le scale, iperventilazione, ecc.
Il paziente viene quindi esposto ai sintomi fisiologici del panico mediante la loro induzione a partire da quello che suscita minor ansia e lo si ripete finché l’ansia non inizia a decrescere. Quando si è ottenuta una significativa diminuzione delle reazioni ansiose si passa al sintomo successivo. In definitiva, lo scopo di questa particolare esposizione è sperimentare l’innocuità e la transitorietà delle sensazioni generate. Il paziente ha quindi l’opportunità di imparare a tollerare le sensazioni del panico, constatare che non sono pericolose e che si estinguono da sole dopo qualche secondo.